Latinoamericana: pensieri di viaggio
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Latinoamericana: pensieri di viaggio

Attendevo un momento come questo da tempo, dall’inizio del viaggio, partito come un’emozionante vacanza trasformatosi nei mesi a seguire come il “Viaggio”.
Avere tempo per scrivere, trovare respiro dopo 3 mesi on the road. Tutto sembra essere lontano, allo stesso tempo vicino.

La strada percorsa nei suoi ormai 22.000 km è qualcosa che non riesco ancora mentalmente a misurare in termini di spazio. I luoghi che ho attraversato e la gente che ho avuto il piacere di conoscere, sembrano essere dietro l’angolo dei ricordi.

Il Sud America sognato, immaginato dalla lettura, pagina dopo pagina, del libro “Latinoamerica: I diari della motocicletta”. Una terra dove potersi concedere alle proprie riflessioni.

I mesi trascorsi sono stati una conseguenza di una sequenza programmatica per arrivare a riordinare emozioni anch’esse scandite in ogni singola tappa. Alzarsi ogni mattina sapendo di dover percorrere rigorosamente ogni singolo km per essere in linea con la time line che avevo pianificato e cosi è stato.
Trovarsi dall’altra parte del mondo, o pensare al mio mondo all’altro capo non suscita in me nostalgia, forse perché  la tecnologia accorcia le distanze, anzi le annulla. Sicuramente la malinconia di non poter condividere questi nuovi orizzonti con le persone più care, o percorrere le strade con gli amici di sempre, così la memoria scivola a ritroso al primo viaggio in moto: Grecia 2005.

Sapori, odori mancano a tavola, nostalgia della cucina “Made in Italy” pessimamente imitata. Altre culture, altri sapori scoperti ed apprezzati, ma non invidiati. Senza identità, solo imitazioni o semplici associazioni di materie prime povere, ma essenziali e comuni.
L’umanità verso il prossimo è ciò che più mi ha colpito. Persone di diverse razze porgerti la mano senza che fosse chiesta. Un sorriso come segno di benvenuto, un sorriso come un arrivederci.
Mondi diversi ognuno con le loro complessità, realtà comuni del vivere quotidiano.

Ero cosciente che al mio arrivo nelle Americhe le cose sarebbero cambiate, dalle condizioni climatiche alle strade, mentalmente consapevole, ma ignaro su cosa mi aspettava.

In Chile ed Argentina siamo alla fine dell’inverno, la primavera avrà il suo inizio dal 21 settembre; sui monti ancora neve, condizione meteorologica che ha condizionato una tappa a me cara: Ushuaia. Il vasto territorio del sud in Argentina, in questa stagione, è soggetto a vento forte ed imponente, raffiche fino a 80 km orari che rendono il cammino difficile e pericoloso. Trovarsi a gestire il mezzo in queste condizioni non è stato semplice, la paura di essere travolti e cadere attanagliava la mente km dopo km percorso ad una velocità tra i 40/60 orari in alcune circostanze, ovviamente a marce ridotte. Non mi è stato concesso fermarmi, e poi dove in mezzo al nulla? Tra una ruta e l’altra? Dovevo resistere ed arrivare alla prima città sul mio percorso distante quasi 200 km. In queste condizioni la fortuna è stata guidare in assenza di altri mezzi potendo così gestire al meglio gli spazi.

Purtroppo per le condizioni climatiche dell’estremo sud, ovvero nevicate in corso, la tappa della “fine del mondo” è solo rimandata. In queste circostanze il rischio sarebbe stato il fallimento del giro del mondo. Immaginate strade ghiacciate con vento che non ha barriere e che si abbatte su di te… A malincuore, ma avendo un’alternativa mi dirigo verso il nord dove il vento continua a sussurrarmi e a farmi sentire la sua costante presenza.

Una tappa è meno importante del viaggio, anche se in alcune circostanze una tappa è fondamentale per il viaggio stesso. Lo è quando hai possibilità di scelta, come nel caso di Ushuaia, mentre non lo è stato per il cammino off-road che mi sono trovato d’innanzi sulla strada per Kathmandu, non avevo alternative essendo l’unica strada percorribile per arrivare alla capitale. Similitudini con la vita.

Se il viaggio ponga riflessioni è sequenziale, che queste possano cambiare la prospettiva non lo so ancora, certo è che soffermarsi in assenza di distrazioni aiuta a comprenderne le sfumature.

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Mi chiamo Mauro Chieffo, vi presento il mio giro del mondo in motocicletta in 365 giorni, un’avventura da Bologna a New York, dall’Asia all’Australia, dall’Argentina risalendo il Sud America fino ad approdare in USA, solo la mia tenda come tetto.

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